Banche, dopo il COVID la sfida e' sostenere l'innovazione nelle aziende
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Banche, dopo il COVID la sfida e' sostenere l'innovazione nelle aziende

FONDAMENTALE SARA' PER L'ITALIA SAPER SELEZIONARE E OFFRIRE SOSTEGNO ALLE AZIENDE CHE SI DISTINGUONO PER POTENZIALE INNOVATIVO PER USCIRE DALLA COSIDDETTA GRANDE CRISI FINANZIARIA

Il sistema bancario italiano ha saputo supportare la domanda di credito delle aziende durante la recente pandemia. Le banche, in parte grazie ai prestiti pubblici garantiti, non sono state parte del problema COVID e, anzi, hanno giocato un ruolo cruciale nella ripartenza del paese. Ora, però, c’è un’altra sfida da affrontare: saper selezionare e offrire sostegno a quelle aziende che si distinguono per potenziale innovativo, in modo da intercettare e alimentare il nuovo dinamismo post-emergenza. Solo così l’Italia potrà uscire dalla cosiddetta Grande Crisi Finanziaria, la cui eredità è ancora da determinare, dovendo allargare l’analisi a tutta Europa e la prospettiva a un’ottica di medio periodo. “L’impegno necessario è duplice: le banche devono concentrare la loro attenzione sul territorio mentre alle pmi viene richiesto di spingere con decisione il loro grado d’innovazione”, spiega Marco Onado, Dipartimento Finanza dell’Università Bocconi, che ha scritto Italian banks, the legacy of the Global Financial Crisis and the COVID-19 pandemic: so far so good, insieme ad Alfredo Macchiati, Simone Negro e Luigi Stammati di Oxera Consulting.

I maggiori risultati ancora da raccogliere, in termini di crescita della produttività del lavoro, potrebbero riguardare per esempio sanità, edilizia, Ict e vendita al dettaglio, ma la condizione fondamentale è che venga assicurata un’efficiente allocazione del credito, sempre secondo gli autori del paper. Sulla capacità del sistema bancario italiano di riuscirci, però, ricadono le ombre del passato, considerando prima di tutto l’assenza di rapporti consolidati tra un’impresa e una sola banca, viste le abitudini aziendali di aprire varie linee di credito presso differenti istituti, e senza dimenticare gestioni del credito poco trasparenti.

“Oggi non penso sia più così alto il rischio delle cosiddette imprese zombie, che rimanevano sul mercato solo grazie ai prestiti”, prosegue Onado. “Né credo che si debba aspettare la fine del processo di concentrazione bancaria, a cui stiamo assistendo in Italia. In linea di massima, la struttura del nostro sistema bancario è quella attuale. Semmai, è importante continuare a sostenere il quarto capitalismo, considerando il numero minoritario nel nostro tessuto economico di grandi imprese, che sono spesso sinonimo d’innovazione”, conclude Onado. “Il ruolo delle istituzioni? Per esempio, a monte, una politica mirata della Banca d’Italia potrebbe supportare maggiormente le banche del territorio”.

di Camillo Papini
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