Ucraina: Decisioni aziendali in tempo di guerra
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Ucraina: Decisioni aziendali in tempo di guerra

ANDREA COLLI HA PREPARATO UNA LETTURA, BASATA SU BANCHE DATI E LETTERATURA SCIENTIFICA, CON TRE SUGGERIMENTI PER LE AZIENDE LE CUI ATTIVITA' SONO COLPITE DA CONFLITTI

Le aziende hanno dovuto affrontare scelte difficili dopo l'inizio del conflitto tra la Russia e l'Ucraina. I leader aziendali hanno dovuto prendere decisioni strategiche in un ambiente estremamente incerto, che li ha colti impreparati poiché erano “abituati a prendere decisioni nell'ambiente tranquillo e relativamente privo di rischi della 'grande economia globale' che ha seguito la caduta del Muro di Berlino,” secondo Andrea Colli, professore ordinario presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche della Bocconi.
 
Sulla base di un'ampia analisi delle banche dati e della letteratura scientifica, Colli ha preparato la lettura In Case of War – How Companies Turn to Emerging Strategies Amidst Geopolitical Crises, con l'obiettivo di stimolare riflessioni sulle azioni strategiche da intraprendere in situazioni di incertezza, come ad esempio nei periodi di guerra.
 
La lettura fornisce un'ampia panoramica dei rischi e delle minacce emergenti per le aziende, che influenzano non solo i Paesi direttamente coinvolti nel conflitto, ma anche quelli considerati economie “neutrali.”
 
Inoltre, a partire dai vari esempi presentati, Colli illustra una serie di suggerimenti che forniscono un orientamento utile per i decision-maker aziendali che si trovano in situazioni caratterizzate da un tale livello di incertezza. In particolare, sono tre i punti principali da considerare quando i leader devono reagire strategicamente.
 
In primo luogo, è importante considerare con attenzione la struttura della catena del valore di un'azienda. Soprattutto quando le attività più strategiche della catena del valore sono geograficamente situate in luoghi ad alta instabilità geopolitica. Pertanto, quando possibile, un'alternativa è il reshoring. In molti casi, l'ampliamento della diversificazione della catena del valore di un'azienda è probabilmente un'alternativa ancora migliore per mantenere i vantaggi delle catene del valore, diversificando al contempo le fonti di rischio.
 
Inoltre, è importante sapere chi sono gli stakeholder di un'azienda. Le aziende con “blockholders sensibili,” ovvero individui, istituzioni ed enti che controllano porzioni consistenti del capitale sociale, possono essere più facilmente messe sotto pressione rispetto a quelle caratterizzate da partecipazioni disperse nelle mani di un vasto pubblico con poca voce in capitolo. In particolare, gli investitori istituzionali possono esercitare pressioni rilevanti sul top management. Ad esempio, la compagnia petrolifera norvegese Equinor, di cui lo Stato norvegese detiene una quota di controllo del 67%, ha ufficialmente avviato il processo di disinvestimento da tutte le sue imprese in Russia.
 
Infine, il terzo suggerimento è quello di cercare di lasciare aperte alcune porte per un eventuale ritorno. Prima o poi il conflitto finirà ed è ragionevole pensare che i più agevolati nel processo di ritorno saranno quelli in grado di mantenere alcuni legami nel Paese, nonché una certa reputazione tra i consumatori e i dipendenti. Questo è il motivo per cui aziende come McDonald's, Starbucks e PepsiCo hanno continuato a pagare gli stipendi nonostante la sospensione delle loro attività. Le strategie volte a consolidare l'immagine pubblica dell'azienda non devono quindi essere concepite solo per far fronte alla reputazione “in patria,” ma anche all'interno del Paese che l'azienda intende abbandonare o ridimensionare significativamente le proprie attività.

di Weiwei Chen
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