Guerra in Ucraina: far applicare le sanzioni a molti Paesi ha un costo
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Guerra in Ucraina: far applicare le sanzioni a molti Paesi ha un costo

KERIM CAN KAVAKLI FA LUCE SU COME SONO COSTRUITE LE COALIZIONI PER LE SANZIONI E COME CHI NE E' COLPITO PROVA A SFUGGIRE

Le sanzioni come strumento di pressione politica sono più efficaci se vengono messe in atto da un gruppo di Paesi invece che da uno solo, per quanto potente. Ma è difficile riunire molti Paesi in una coalizione con questa finalità, a meno che non ricevano ricompense economiche di qualche tipo. Inoltre, i destinatari delle sanzioni possono eluderle sfruttando le opache giurisdizioni offshore.
 
Questi risultati, tanto più rilevanti alla luce dell'attuale situazione di scontro geopolitico tra i Paesi occidentali e la Russia, sono illustrati da Kerim Can Kavakli del Dipartimento di Scienze sociali e politiche in due diversi articoli (When and How the United States Builds International Coalitions: Evidence from Economic Sanctions, con J. Tyson Chatagnier dell'Università di Houston e Sanctions Busting Through Tax Havens, con Giovanna Marcolongo della Bocconi e Diego Zambiasi della Newcastle University).
 
Gli Stati Uniti esercitano il maggior potere economico nel mondo, ma anche questo non è sempre sufficiente a garantire i loro obiettivi geopolitici. Quando le sanzioni unilaterali americane non sono sufficienti, è necessario costruire una coalizione, che si ottiene aumentando gli aiuti economici e l'attenzione diplomatica. In media, il paper rileva che la partecipazione alle sanzioni guidate dagli Stati Uniti è associata a un aumento del 18% degli aiuti americani e del 30% delle probabilità di ricevere visite da parte di alti funzionari statunitensi. Allo stesso tempo, i Paesi più piccoli possono godere di una forma di influenza sugli Stati Uniti: come spiega Kerim Can Kavakli, “sia la teoria che l'evidenza pratica suggeriscono che gli Stati Uniti spesso moderano le loro richieste per assicurarsi la partecipazione degli altri". Lo sviluppo di più accurate modalità di misurazione degli obiettivi delle sanzioni migliorerebbe la nostra comprensione del modo in cui gli Stati negoziano e scelgono tra moderazione politica e incentivi selettivi.”
 
I cosiddetti paradisi fiscali possono poi aiutare i Paesi e gli individui colpiti dalle sanzioni a mitigarne gli effetti. Utilizzando in parte dati trapelati, il documento esplora la relazione causale tra sanzioni e trasferimento di beni in direzione dei paradisi fiscali. I risultati mostrano che i Paesi colpiti da sanzioni finanziarie aumentano la costituzione di entità offshore del 60-80%. Inoltre, i dati sui depositi bilaterali della Banca dei Regolamenti Internazionali mostrano che i Paesi destinatari riducono del 38% i fondi detenuti nei Paesi sanzionatori in risposta alle sanzioni. Allo stesso tempo, però, aumentano del 31% i fondi detenuti nei paradisi fiscali. “I nostri risultati forniscono una prova sistematica del valore delle proposte che mirano a ridurre la segretezza nella finanza internazionale", afferma Kavakli. "Oltre a combattere l'evasione fiscale, queste iniziative possono dare più vigore agli sforzi per mettere i violatori dei diritti umani e i dittatori di fronte alle loro responsabilità.”
 

di Andrea Costa
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