Perche' gli stress test del 2011 hanno funzionato
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Perche' gli stress test del 2011 hanno funzionato

IN UN ARTICOLO IN CORSO DI PUBBLICAZIONE CON PETRELLA, ANDREA RESTI MOSTRA COME GLI STRESS TEST EUROPEI DEL 2011 SUL COMPARTO BANCARIO ABBIANO EFFETTIVAMENTE RIDOTTO L'OPACITA' DEL SETTORE, GENERANDO INFORMAZIONE UTILE AGLI INVESTITORI, COSI COME MESSO IN EVIDENZA DALL'ANDAMENTO DEI PREZZI AZIONARI

Lo stress test di vigilanza svolto nel 2011 dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) sul settore bancario continentale, si è rivelato uno strumento utile a fornire agli investitori informazioni pertinenti, mitigando il considerevole grado di opacità che ha caratterizzato le banche soprattutto durante la recente crisi finanziaria.  Questo è forse il risultato più rilevante di Supervisors as Information Producers: Do Stress Tests Reduce Bank Opaqueness?, (Journal of Banking and Finance, vol 37, issue 12, December 2013, pp. 5406-5420, doi: 10.1016/j.jbankfin.2013.01.005), un articolo di Andrea Resti (Dipartimento di Finanza e Carefin) e Giovanni Petrella (Università Cattolica del Sacro Cuore).

Gli stress test di vigilanza mirano a valutare l'impatto di scenari macroeconomici avversi su redditività e capitalizzazione delle banche (di solito vi sono sottoposte le grandi banche, che rappresentano una quota significativa dei prestiti e dei depositi complessivi). Buona parte della ricerca accademica esistente considera la divulgazione stessa dei risultati degli stress tests intrinsecamente imperfetta. In effetti, sia la loro natura politica sia il fatto che le tendenze ribassiste del mercato non possono essere anticipate in modo puntuale, rischiano per costruzione di intaccare la credibilità delle autorità di vigilanza. In questo senso la divulgazione dei risultati degli stress test può addirittura generare ulteriore incertezza sul mercato bancario. Questo è ovviamente in contrasto con lo scopo stesso di tale attività di vigilanza.

Nel loro articolo gli autori indagano lo stress test di vigilanza europea del 2011 per valutare se, e come, esso abbia effettivamente influenzato il mercato bancario. L’ipotesi di base è che gli stress test non producono informazioni utili per i partecipanti al mercato (''irrelevance hypothesis''). Tale ipotesi viene chiaramente rigettata dai risultati dell’articolo. Infatti, gli autori confermano che i prezzi di mercato azionario nel settore bancario hanno reagito in modo significativo dopo la comunicazione dei risultati da parte dell’Autorità Bancaria Europea. Ciò implica che gli stress test hanno rivelato nuove informazioni che talora hanno influenzato il comportamento degli investitori, rifiutando quindi l’irrelevance hypothesis. Inoltre, i rendimenti azionari delle banche esaminate, conseguenti alla divulgazione dei risultati dello stress test, sono fortemente correlati ad alcune specifiche informazioni, come ad esempio vari rapporti di vulnerabilità delle banche a potenziali scenari di recessione. Approfondendo l'analisi empirica gli autori mostrano anche che la reazione positiva del mercato è probabilmente dovuta all’elevato livello di dettaglio delle informazioni rivelate dall'Autorità bancaria europea a seguito degli stress test (“zoom hypothesis”), oltre che dagli indicatori di elasticità derivanti dallo stesso (“stress hypothesis”).

Nel campione di 96 banche di tutta l'Unione europea (campione che copre una larga parte del settore bancario europeo per capitalizzazione di mercato), Resti e Petrella evidenziano una notevole differenza tra la performance (misurata come rendimenti cumulativi prima e durante il rilascio dei risultati dello stress test) delle banche che hanno superato con successo lo stress test rispetto a quelle banche che al test non hanno partecipato. Questa scoperta avvalora il ruolo informativo degli stress test di vigilanza, e sostiene la conclusione degli autori che la vigilanza delle banche verosimilmente può ridurre l’opacità del settore bancario, a tutto vantaggio degli investitori.

Il contenuto informativo degli stress test ha importanti implicazioni politiche. Infatti, l'impatto delle informazioni rilasciate è alla base della decisione dell’autorità di vigilanza di divulgare o meno i risultati della simulazione. Se, per esempio, la “zoom hypothesis” prevale, e la “stress hypothesis” è rifiutata, non vi è alcuna ragione logica per divulgare i risultati dello stress test al mercato. Le autorità di vigilanza dovrebbero invece fornire i risultati delle prove di stress su base riservata. In tal modo, gli scenari di recessione, e le loro implicazioni per le singole istituzioni bancarie, dovrebbero essere discussi solo bilateralmente tra banchieri e autorità di vigilanza. D'altra parte invece, se la “zoom hypothesis” viene respinta e prevale la “stress hypothesis”, l’autorità di vigilanza è percepita come inutile o inaffidabile. Il fatto che gli autori evidenzino come nessuna delle due ipotesi sia rifiutata, dimostra che gli stress test di vigilanza sul comparto bancario europeo del 2011, hanno fornito ai partecipanti al mercato informazioni che vanno oltre i semplici dati contabili dei singoli istituti bancari.



di Daniele Bianchi
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