Grande impresa, grande codice etico
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Grande impresa, grande codice etico

UN PAPER DI MERLOTTI, GAREGNANI E RUSSO EVIDENZIA UNA RELAZIONE POSITIVA TRA LE DIMENSIONI D'IMPRESA E LA QUALITA' DEL CODICE ETICO. INFLUISCONO ANCHE LE PRESSIONI NORMATIVE E IL FATTO DI ESSERE FOCALIZZATI SU UN SOLO PAESE

I codici etici di qualità migliore sono quelli delle imprese grandi, operanti in settori in cui le pressioni normative sono forti e i rapporti con gli stakeholder critici (come nell’energia e nelle utility) e focalizzate su un solo paese.

Queste conclusioni sono supportate da una recente ricerca di Emilia Merlotti (Dipartimento di Accounting) con Giovanni Maria Garegnani (Università LUM Jean Monnet e Dipartimento di Accounting) e Angeloantonio Russo (Università LUM Jean Monnet e CRESV). Gli autori cercano di capire quali imprese abbiano i codici etici di qualità migliore e danno un contributo alla nostra capacità di valutare la qualità di questi codici utilizzando un campione di 248 imprese italiane quotate all’MTA (Mercato Telematico Azionario). I loro risultati sono riportati nell’articolo Scoring firms’ codes of ethics: an explorative study of quality drivers, recentemente apparso su Journal of Business Ethics (doi: 10.1007/s10551-013-1968-8). Nella foto, Merlotti e Russo.

Sul piano empirico la difficoltà maggiore è la valutazione della qualità dei codici etici. Molti studi hanno indagato il contenuto dei codici e la loro capacità di influire sul comportamento delle persone all’interno dell’organizzazione. Pochi di essi, però, si sono focalizzati sui driver della qualità. Gli autori cercano di colmare questa lacuna sviluppando una scala a 46 item, coerente coi metodi già in uso ma più dettagliata. Specificamente, la scala misura la qualità nelle seguenti aree: commitment manageriale rispetto al codice; stile e disponibilità; trattamento dei whistle blowers; rapporti con gli stakeholder; aspetti legali e procedure di compliance. Questa scala è stata applicata a tutte le 248 imprese e la variabile risultante è stata fatta oggetto di regressioni rispetto alla dimensione aziendale, il settore industriale e la percentuale di fatturato conseguito all’estero per valutare quali fattori determinino la qualità di un codice.

Gli autori ipotizzano che le imprese più grandi abbiano maggiori risorse finanziarie per sviluppare codici etici e culture manageriali più sviluppate per apprezzare l’importanza dello strumento nelle relazioni con gli stakeholder. In effetti, i risultati mostrano che le imprese più grandi adottano codici etici di qualità migliore.

Inoltre, le imprese che operano a livello internazionale dovrebbero avere codici di migliore qualità perché devono cercare di adattarli a diverse culture di tutto il mondo. In questo caso, però, i risultati danno indicazioni opposte, con ogni probabilità perché, nella realtà, i manager pensano a questi codici come un modo per gestire le loro relazioni nazionali.

Infine, le imprese di settori in cui le pressioni normative sono più forti, le relazioni con la comunità importanti e i processi di produzione potenzialmente critici, registrano codici di qualità migliore. Le imprese che operano in questi settori, infatti, hanno una maggiore necessità di condividere all’interno e all’esterno dell’organizzazione non solo le strategie e la performance, ma anche il loro impegno a comportarsi in modo etico e a perseguire una crescita sostenibile e il codice etico è uno dei modi migliori per farlo.

Il paper ha diverse implicazioni per la ricerca e per la pratica. Anzitutto, il modello che misura la qualità dei codici etici può essere utilizzato per indagare le ragioni per cui alcune imprese adottano codici di qualità e quali sono le conseguenze di questa decisione. I manager che vogliono adottare codici di qualità possono trovare una guida nei codici etici delle società operanti nell’energia e nelle utility, che generalmente hanno codici di alta qualità. Possono anche utilizzare la scala per valutare la propria impresa rispetto alle altre.



di Peter Snoeren
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