Senza scelte fiscali coraggiose, solo le catastrofi riducono la disuguaglianza
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Senza scelte fiscali coraggiose, solo le catastrofi riducono la disuguaglianza

UNO STUDIO FINANZIATO DALL'ERC SULLE DISUGUAGLIANZE IN EUROPA DAL MEDIOEVO IN POI MOSTRA UNA TENDENZA VERSO UNA DISTRIBUZIONE SEMPRE PIU' DISUGUALE DELLA RICCHEZZA, CHE SOLO LA MORTE NERA E LE GUERRE SONO STATE IN GRADO DI INVERTIRE IN ASSENZA DI POLITICHE FISCALI REDISTRIBUTIVE

Oggi c'è molta preoccupazione per le crescenti disuguaglianze in molti aspetti della vita umana - reddito e ricchezza, ma anche istruzione e salute. Coloro che risiedono nella parte ricca del mondo sono abituati a pensare che, anche se la nostra società è disuguale, oggi lo è meno che nel Medioevo. Ma è vero?
 
Il progetto EINITE (Economic Inequality across Italy and Europe, 1300-1800), finanziato dall’ERC e condotto da Guido Alfani, è giunto alla sorprendente conclusione che nell'Europa occidentale all'inizio del XIV secolo la quota di ricchezza materiale posseduta dal 10% più ricco della popolazione era pari a quella di oggi, come mostra questo video, prodotto dal BUILT (Bocconi University Innovations in Learning and Teaching).
 


Il mondo medievale, però, stava per diventare più egualitario. Negli anni 1347-52, la Morte Nera spazzò via metà della popolazione europea e determinò una più equa distribuzione della ricchezza. In pochi anni, il 10% più ricco perse il controllo sul 15-20% della ricchezza complessiva, a vantaggio di tutti gli altri settori della società.
 
La disuguaglianza continuò poi a diminuire per circa un secolo. Infatti, il crollo demografico rese la terra abbondante e la manodopera scarsa. I salari più alti consentirono a più persone di acquistare terreni più economici - in un mercato favorevole agli acquirenti. Questa situazione egualitaria cominciò a cambiare dalla fine del XV secolo, quando la disuguaglianza riprese ad aumentare, continuando a crescere per secoli.
 
«All'inizio del XIX secolo, la serie prodotta da EINITE va a sovrapporsi quasi perfettamente a quella ricostruita da Thomas Piketty», dice Alfani. La disuguaglianza continuò a crescere durante il periodo dell’industrializzazione e fino alla vigilia della prima guerra mondiale. Intorno al 1910, la disuguaglianza di ricchezza in Europa occidentale non era mai stata così elevata: il 10% più ricco possedeva circa il 90% della ricchezza complessiva.
 
Durante il periodo 1914-45, gli shock legati alle Guerre Mondiali spinsero nuovamente le disuguaglianze verso il basso. Le politiche redistributive del dopoguerra contribuirono a ridurre ulteriormente la disuguaglianza di ricchezza, che alla fine tornò a essere inferiore a quella del Medioevo. Ma poi, a partire dagli anni '70, le disuguaglianze hanno ripreso a crescere, fino ad oggi.
 
Se guardiamo agli ultimi sette secoli, sembra che solo le peggiori catastrofi siano state in grado di causare un livellamento duraturo della distribuzione della ricchezza. Catastrofi a parte, dovremmo concludere che la crescente disuguaglianza è il nostro destino? Sicuramente, la storia europea non offre molto sostegno all'idea che un giorno le disuguaglianze economiche diminuiranno da sole. Ma c'è anche motivo di pensare che l'azione umana possa influenzare queste dinamiche.
 
Un esempio è l'inizio dell'era moderna, quando la crescita della disuguaglianza dipese anche dall'aumento della tassazione, dato che la pressione fiscale pesava proporzionalmente meno sui ricchi che sui poveri. Al contrario, dopo la seconda guerra mondiale, la redistribuzione fiscale e lo sviluppo dello stato sociale contribuirono a creare una società più egualitaria.

«La storia non ci dice se una società meno disuguale sia da preferire. In effetti, questo è l'oggetto di un intenso dibattito politico. Ciò che la storia ci insegna è che se vogliamo una società meno disuguale, dobbiamo darci da fare per realizzarla. Altrimenti, la disuguaglianza sembra destinata a crescere incessantemente», conclude Alfani.

di Ezio Renda
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