Perche' controlliamo meglio i politici in un sistema partitico bipolare
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Perche' controlliamo meglio i politici in un sistema partitico bipolare

QUANDO DUE BLOCCHI DISTINTI SONO BEN IDENTIFICABILI, I PARTITI DI GOVERNO POSSONO ESSERE FACILMENTE PUNITI CON IL VOTO. QUANDO ESISTONO FORTI PARTITI CENTRISTI, AL CONTRARIO, QUESTI POSSONO CREARE COALIZIONI MULTIPLE E RIMANERE AL POTERE NONOSTANTE LE SCONFITTE ELETTORALI, SOPRATTUTTO NEI SISTEMI PIU' FRAMMENTATI, SPIEGA UNO STUDIO DI ANTHONY BERTELLI

L’accountability, ovvero l’obbligo e la possibilità di rispondere al pubblico del proprio operato, è considerata uno dei valori fondanti dei sistemi democratici. Eppure, essa non è solo definita in modo spesso approssimativo, ma c'è ancora poca chiarezza sul modo in cui i diversi sistemi politici permettono ai cittadini di controllare l’operato dei governi. Anthony Bertelli, professore si Scienze Politiche alla Bocconi, e due coautori contribuiscono a chiarire entrambi i punti, sostenendo che il bipolarismo consente un maggiore controllo sui rappresentanti eletti, soprattutto in Paesi con sistemi di partito fortemente frammentati. Questa constatazione dovrebbe incoraggiare le élite politiche a posizionare i partiti attorno a due blocchi ideologicamente distinti. Quando, invece, i leader di partito adottano un approccio più mobile e centrista, è più facile che l’accountability venga a mancare.
 
A questo proposito, il paper definisce la corrispondenza tra i cambiamenti del voto e i cambiamenti nel numero di ministeri che un partito detiene durante il governo come “identità di accountability”. Se questa identità è soddisfatta, una diminuzione del numero di voti dovrebbe tradursi in una diminuzione del numero di ministeri che un dato partito controlla. Tuttavia, diverse architetture costituzionali traducono i voti in ministeri in vari modi. Per questo motivo, Bertelli introduce l'importante distinzione tra il “Sistema elettorale” e il “Sistema partitico”, dove il primo regola come i voti si traducono in seggi in Parlamento e il secondo si riferisce a come i partiti politici formano i governi e distribuiscono i ministeri tra di loro a seconda della loro quota di seggi.
 
I sistemi elettorali maggioritari sono comunemente associati a distretti uninominali o alle regole del “winner-takes-all”, in cui chi vince una determinata competizione elettorale (a maggioranza relativa, doppio turno o altro) prende il controllo di tutti i seggi disponibili. Si pensa che questi sistemi disincentivino la partecipazione di piccoli partiti e contribuiscano quindi ad un Parlamento meno frammentato. D'altra parte, i sistemi proporzionali hanno lo scopo di dare rappresentanza (con alcuni aggiustamenti) all'effettiva distribuzione delle forze sul terreno, e permettono d un maggior numero di partiti di essere rappresentati in Parlamento. Per quanto riguarda il sistema elettorale, entrambe le formule permettono di sanzionare abbastanza bene chi è in carica, con l'unica piccola differenza che i sistemi maggioritari tendono ad applicare sanzioni più severe.
 
Pertanto, gli autori suggeriscono che le differenze di accountabilityi non possono essere spiegate solo sulla base del sistema elettorale. Dobbiamo guardare a come le formule elettorali interagiscono con il sistema dei partiti. Bertelli sostiene che una delle variabili più importanti a livello di sistema partitico è il bipolarismo, il che non significa necessariamente che esistano solo due partiti, ma piuttosto che la competizione elettorale ruota intorno a due blocchi distinti. Quando il bipolarismo è forte, sia le democrazie proporzionali che quelle maggioritarie mostrano un'elevata capacità di sanzionare chi governa. D'altra parte, quando il bipolarismo è limitato, i sistemi proporzionali permettono all'incumbent di proteggersi dalla sconfitta elettorale.
 
Le ragioni di ciò sono diverse. Gli autori mostrano che nei sistemi proporzionali sono più frequenti forti partiti centristi (come la Democrazia Cristiana nella Prima Repubblica Italiana o la CDU in Germania). La loro centralità nello spettro politico permette loro di creare coalizioni multiple e di rimanere al governo nonostante le sconfitte elettorali. Inoltre, il bipolarismo contrasta l'effetto negativo che la frammentazione politica ha sull’accountability, organizzando i partiti intorno a due blocchi identificabili. Questo non solo impedisce a molti partiti di entrare in coalizioni alternative, ma rende anche più facile estrometterli dal potere se gli elettori sono insoddisfatti.
 
Per concludere, la mancanza di accountability dipende dall'interazione tra il sistema partitico e il sistema elettorale. Sappiamo anche che le élite di partito sono in ultima analisi responsabili del posizionamento ideologico dei propri partiti. Aggregandosi attorno a due blocchi identificabili, esse possono contribuire ad aumentare l’accountability, soprattutto nei sistemi elettorali proporzionali. Tuttavia, i leader di partito possono contribuire alla mancanza di accountability quando preferiscono posizioni centriste.
 
Cristopher Kam, Anthony M. Bertelli, Alexander Held, “The Electoral System, the Party System and Accountability in Parliamentary Government”, in American Political Science Review, Vol. 114, issue 3, DOI: 10.1017/S0003055420000143.
 

di Umberto Platini
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