Nicola Limodio: la finanza nei paesi in via di sviluppo, oltre il microcredito

L'ASSISTANT PROFESSOR DI FINANZA OSSERVA CHE IL SETTORE BANCARIO, ANCHE NEI PAESI EMERGENTI, E' TRENTA VOLTE PIU' GRANDE DEL MICROCREDITO, MA E' ANCORA POCO STUDIATO

Nicola Limodio si occupa del ruolo delle banche e del credito nei paesi in via di sviluppo, ma non di microfinanza. “Studi rigorosi l’hanno messa in discussione”, spiega il ricercatore, dallo scorso settembre in forza al Dipartimento di Finanza dell’Università Bocconi. “La microfinanza pesa fra il 2 e il 3% negli asset finanziari dei paesi emergenti, contro il 90% degli istituti bancari di cui sappiamo poco sia in termini di funzionamento che regolamentazione”. Gli interlocutori di Limodio sono perciò i banchieri centrali, ad esempio di Addis Abeba o Karachi, dove ha trascorso lunghi periodi studiando contesti in cui l’alta volatilità del risparmio è causata dall’incertezza dei redditi dei depositanti.
 
Spinto dall’interesse per il funzionamento delle istituzioni bancarie, fra il 2005 e il 2010 Limodio ha studiato Economia presso l’Università di Pisa. La madre è un’insegnante elementare, il padre impiegato in tribunale. “Fare ricerca”, ricorda, “non rientrava nei miei obiettivi”. Dopo la laurea, ha lavorato per un anno presso la Banca Mondiale a Washington. “Il lavoro mi piaceva, ma provavo il bisogno di approfondire gli studi. Ho perciò svolto un dottorato presso la London School of Economics. Dopo un anno, mi sono innamorato dell’accademia e della libertà di pensiero che essa concede”.
 
Il primo paese che Limodio ha studiato è l’Etiopia, dove si è occupato degli effetti degli interventi di regolamentazione della banca centrale: aumento dei depositi, maggiore volume di prestiti, diffusione delle banche sul territorio. Nel job market paper Deposit Volatility, Liquidity and Long-Term Investment: Evidence from a Natural Experiment in Pakistan, ha analizzato il rapporto fra costo della liquidità, variazioni dei depositi e investimenti a lungo termine nel paese asiatico attraverso l’effetto sulla volatilità dei depositi bancari esercitato da una variante esogena, una tassa islamica imposta durante il Ramadan.
 
In Bocconi, Limodio insegnerà il corso undergraduate “Financial markets and institutions” e approfondirà i filoni di ricerca sui paesi in via di sviluppo, dal ruolo degli sportelli bancari nella diffusione del credito agli effetti del terrorismo sui prestiti. “La Bocconi è il posto giusto per farlo”, assicura. “Al Dipartimento di Finanza ho percepito un forte senso di comunità e una gran voglia di fare, studiare, emergere”.
 
Quando i suoi impegni lo permettono, Limodio ama cantare. In passato lo ha fatto in un coro polifonico di musica sacra, a Washington si esibiva con un gruppo chiamato iTalians, durante il dottorato nel gruppo dei Binding Constraints. Nel suo sito si legge la celebre massima: “Che tu abbia la forza di cambiare le cose che si possono cambiare, che tu abbia la pazienza di sopportare quelle non modificabili e soprattutto l’intelligenza per saperle distinguere”. In fondo, afferma Limodio, “è una capacità che ogni accademico dovrebbe possedere”.

di Claudio Todesco