Perche' pensiamo che la demografia sia una scienza lenta, e perche' sbagliamo
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Perche' pensiamo che la demografia sia una scienza lenta, e perche' sbagliamo

SE CONSIDERIAMO I FENOMENI MIGRATORI, IL CAMBIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E' MOLTO PIU' VELOCE DI QUANTO COMUNEMENTE SI PENSI E PUO' ESSERE INFLUENZATO DAI DECISORI POLITICI E DA FATTORI SOCIALI ED ECONOMICI, SCRIVE FRANCESCO BILLARI

La letteratura scientifica ha considerato gli andamenti della popolazione umana come “lenti”. La fertilità e la mortalità sono all’origine di cambiamenti a lungo termine che hanno bisogno di generazioni intere per mostrare i loro effetti, ma l'attuale esodo dall'Ucraina, devastata dalla guerra, verso il resto dell'Europa o l’ingresso di oltre un milione di richiedenti asilo siriani in Germania nel 2015 e nel 2016 mostrano che la nostra visione del cambiamento della popolazione ha bisogno di un aggiornamento.
 
Nel suo ultimo articolo apparso su Population and Development Review, il professore della Bocconi Francesco Billari mostra come le tendenze migratorie rendano il cambiamento della popolazione molto più veloce. Analizzando sia dati globali che a livello di singolo Paese di Italia e Germania, lo studio documenta come i movimenti migratori costituiscano un'importante determinante delle dinamiche demografiche. In particolare, il cambiamento della prospettiva demografica da “lenta” a “veloce” può aiutare i responsabili politici a prendere decisioni più fondate.
 
Fenomeni come la transizione a partire da popolazioni caratterizzate da alta fertilità e bassa aspettativa di vita verso un paradigma di minore fertilità e maggiore aspettativa di vita nei Paesi sviluppati, o l'invecchiamento della popolazione in Europa, sono osservabili in un arco di tempo così lungo che i prossimi 5-20 anni devono essere considerati come un futuro prossimo. Un orizzonte così ampio ha suggerito che la demografia costituisca un “megatrend” che condiziona i cambiamenti politici, economici e sociali piuttosto che esserne condizionata.
 
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Empiricamente, il tasso di turnover della popolazione (PTR) a lungo termine definisce i flussi in entrata e in uscita di una popolazione dovuti a nascite, morti, immigrazione ed emigrazione. Senza considerare i tassi migratori, il PTR calcola il cambiamento della popolazione solo sulla base dei tassi di natalità e mortalità che, di per sé, non cambiano rapidamente. Negli ultimi 70 anni, la velocità di variazione della popolazione si è dimezzata e questo dato è in linea con l’ampia transizione demografica di cui si parlava prima. Tuttavia, Billari misura anche la rilevanza del movimento migratorio nel tasso di ricambio della popolazione attraverso un indice chiamato Migration Share of Turnover (MST).
 
A quanto si osserva, la migrazione è un indicatore sempre più rilevante del cambiamento demografico, ma i risultati differiscono a seconda delle zone del mondo. In Europa, i movimenti migratori sono quasi diventati la determinante più importante del cambiamento demografico, soprattutto per i Paesi più piccoli. A livello globale, i Paesi con un indice di sviluppo umano (HDI) più elevato registrano anche un MST più elevato. Non solo è più probabile che abbiano completato la transizione demografica verso tassi di fertilità più bassi, ma è anche più probabile che siano la destinazione di flussi migratori. Di conseguenza, l'afflusso di migranti è responsabile, in media, di una quota maggiore del cambiamento complessivo della popolazione.
 
In particolare, i flussi migratori sono un fenomeno notevolmente più rapido rispetto al ricambio generazionale. Un'analisi più dettagliata dei tassi di popolazione e di migrazione in Italia e Germania mostra come i cicli politici ed economici abbiano un impatto molto significativo sia cambiamento della popolazione che sul MST. In Italia, le politiche volte a frenare l'emigrazione hanno diminuito l'importanza della migrazione nella prima metà del secolo scorso. In Germania, un approccio più generoso nei confronti della crisi migratoria seguita alle Primavere arabe ha aumentato drasticamente il MST.
 
“In generale, possiamo concludere che l’idea della ‘demografia lenta’, attualmente prevalente, è fuorviante se applicata come approccio generale allo studio del cambiamento della popolazione,” ha affermato Billari. Considerare anche una ‘demografia più veloce’ può essere consigliabile sia per i politici che per gli studiosi. “Dedicando maggiori risorse alla raccolta e all'analisi dei dati sui flussi di popolazione, gli studiosi possono contribuire alla conoscenza delle tendenze demografiche in un contesto di rapida evoluzione della popolazione,” ha continuato Billari. “Allo stesso tempo, una maggiore attenzione alla coevoluzione dei fattori socio-economici e della demografia può aiutare i decisori politici a fare scelte più consapevoli.”
 
Francesco Billari, “Demography: Fast and Slow.” Population and Development Review, pubblicato online prima dell’uscita sulla rivista. DOI: https://doi.org/10.1111/padr.12464.
 

di Umberto Platini
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