Attenzione agli effetti collaterali della transizione ecologica
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Attenzione agli effetti collaterali della transizione ecologica

LE CONSEGUENZE SULLA SALUTE CAUSATE DALL'ESTRAZIONE DEL COBALTO PER LE BATTERIE DELLE AUTO, LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI INFERIORE ALLE ASPETTATIVE E IL POSSIBILE MALCONTENTO POLITICO SONO TRA I RISCHI DELLA TRANSIZIONE, SE NON ADEGUATAMENTE GOVERNATA. GLI STUDI DEL CENTRO DI RICERCA GREEN

Le politiche e le decisioni che vorrebbero avere un impatto favorevole sull'ambiente possono finire per avere conseguenze misurabili e non positive su altri aspetti della nostra vita, e in effetti anche sulla vita di comunità in aree molto distanti, se il processo non è adeguatamente gestito. Queste interdipendenze sono tra i temi studiati dal centro di ricerca GREEN della Bocconi.
 
Le batterie agli ioni di litio sono ovunque. La loro efficienza, durata e densità fanno sì che quasi tutti i dispositivi elettronici portatili, per non parlare delle auto elettriche, siano alimentati attraverso questa tecnologia. Il nome “ioni di litio”, tuttavia, nasconde una caratteristica molto importante di queste batterie: contengono elevate quantità di cobalto, fino al 60%. Il cobalto è quindi fondamentale per la produzione delle batterie e, poiché la domanda di batterie è in forte crescita, aumenta anche la richiesta di cobalto.
 
Maurizio Malpede, fellow del centro di ricerca GREEN, ha condotto una ricerca approfondita sugli aspetti sociali indesiderati dell'estrazione intensiva del cobalto. Nel suo articolo The Dark Side of Batteries: Cobalt Mining and Children’s Education in the Democratic Republic of the Congo descrive alcune conseguenze molto negative dell'estrazione del cobalto sulle popolazioni già sofferenti del Congo orientale, da dove proviene più della metà della produzione mondiale di questo minerale.
 
Il cobalto non viene generalmente estratto nel sottosuolo, ma si trova in superficie associato ad altri minerali. In Congo, un gran numero di bambini viene impiegato per lavare le rocce ricche di cobalto che vengono poi raffinate altrove. Il lavoro minorile è illegale di per sé, anche perché impedisce ai bambini di frequentare la scuola. Combinando i dati disponibili di natura demografica e sanitaria con i luoghi precisi in cui viene estratto il cobalto, Maurizio Malpede ha scoperto che i bambini che avevano lavorato nell'estrazione del cobalto non potevano raggiungere lo stesso livello di istruzione di quelli che vivevano in altre zone del Congo. Ancora più preoccupante è il fatto che i bambini esposti all'estrazione del cobalto hanno mostrato il 29% in più di difficoltà di concentrazione, il 10% in più di difficoltà di deambulazione e il 20% in più di difficoltà di comprensione dei comandi orali rispetto ai loro coetanei che vivono in comunità non ricche di cobalto.
 


“Ho dimostrato che l'esposizione dei bambini all'estrazione del cobalto in un contesto di scarsa applicazione delle norme sul lavoro minorile porta a un più basso livello di istruzione in età successiva,” afferma Maurizio Malpede. “Ho contribuito alla letteratura dimostrando che la presenza geografica di giacimenti di cobalto e di mansioni lavorative che richiedono specificamente l'impiego di bambini è associata a una maggiore probabilità che quei bambini siano impiegati al di fuori del loro ambiente domestico e a una minore probabilità di andare a scuola.”
 
Il centro di ricerca GREEN è attivo anche in altri settori della gestione delle risorse. Il direttore del centro, Marco Percoco, ha pubblicato diversi lavori sull'accettabilità del sistema di road pricing di Milano e sui suoi effetti rispettivamente sui livelli di inquinamento, sulla composizione del traffico e sugli affitti (con Filippo Maria D'Arcangelo). Dopo che Milano ha introdotto la sua versione di road pricing, era importante valutarne la percezione da parte del pubblico. Il punto, ha rilevato Marco Percoco, è che i diversi costi sostenuti come conseguenza del dover pagare una tassa possono imporre un diverso utilizzo dell'auto e, di conseguenza, una diversa percezione del road pricing. Per quanto riguarda gli effetti sull'inquinamento, i risultati sono stati positivi ma temporanei, a causa del fatto che la misura è progettata in modo inefficiente: le moto non sono tassate e l'area trattata è troppo piccola per generare risultati positivi per l'intera città. Gli utenti della strada si sono spostati dai veicoli Euro 0-3 (veicoli altamente inquinanti risalenti a prima del 2000-2001) ai veicoli a gas di petrolio liquefatto, bi-fuel e ibridi. Tuttavia, i benefici ambientali della misura sono stati in parte compensati da un sostanziale aumento dell'uso delle moto. Il road pricing di Milano ha avuto anche un piccolo effetto sugli affitti delle abitazioni, che sono aumentati dello 0,75% grazie alla riduzione dei costi esterni in termini di inquinamento e congestione.
 
Un altro aspetto meno evidente delle politiche ambientali è stato l'effetto politico dell'Area B di Milano, ovvero il divieto di circolazione per le auto più vecchie e inquinanti, studiato da Italo Colantone, Livio Di Lonardo e Marco Percoco, insieme a Yotam Margalit di Tel Aviv. Mentre tutti i cittadini milanesi hanno beneficiato della politica in termini di aria più pulita, il costo è ricaduto solo sulle spalle di coloro che sono stati costretti a cambiare la propria auto o le proprie abitudini di mobilità. Gli autori hanno scoperto che la perdita mediana autostimata per i cittadini interessati da questa misura è stata di ben 3.750 euro. Hanno quindi potuto confrontare il comportamento di voto di questo gruppo alle elezioni successive e quello dei proprietari di auto molto simili, ma leggermente meno inquinanti, non interessati dalla misura. Il principale partito politico che si opponeva al divieto, la Lega, è stato il chiaro vincitore in termini elettorali. I proprietari di auto colpite dal divieto avevano 13,5 punti percentuali in più di probabilità di votare per la Lega. Gli autori hanno anche concluso che non si trattava di una conseguenza di un cambiamento di mentalità verso atteggiamenti e comportamenti meno rispettosi dell'ambiente. Il fenomeno ha piuttosto avuto origine dall'ostilità nei confronti di un approccio politico verde che impone costi sproporzionati a un gruppo ristretto di persone.
 

di Andrea Costa
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