Come avviare un ecosistema di innovazione di successo
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Come avviare un ecosistema di innovazione di successo

DOVEV LAVIE E ISSY DRORI HANNO INDAGATO SU COME SUPERARE COLLI DI BOTTIGLIA COME QUELLI CHE HANNO RITARDATO LO SVILUPPO DELL'ECOSISTEMA DELLE NANOTECNOLOGIE ISRAELIANO

Secondo Dovev Lavie (Dipartimento di Management e Tecnologia Bocconi), la nascita di organizzazioni volontarie informali, capaci di innescare la “coopetizione” laddove prevalevano la pura concorrenza e la cattiva gestione delle risorse, può essere la chiave per affrontare gli ostacoli che impediscono la creazione di un ecosistema dell'innovazione.
 
Un ecosistema dell'innovazione è definito come la struttura di allineamento di governo, università e altri attori che interagiscono per promuovere l'innovazione e la commercializzazione di una tecnologia di base come proposta di valore comune. Tuttavia, finora la ricerca si è concentrata più sulle fasi successive di evoluzione o sulle condizioni che consentono a questi ecosistemi di operare che sui processi che facilitano (o impediscono) lo sviluppo iniziale di ecosistemi dell'innovazione di successo.
 
Un nuovo articolo sul Journal of Management Studies, scritto da Lavie e da Issy Drori della VU University di Amsterdam (“How Do Innovation Ecosystems Emerge? The Case of Nanotechnology in Israel”), studia come un ecosistema dell'innovazione possa alla fine superare gli ostacoli che ne hanno impedito la nascita per diversi anni.
 
Il caso israeliano è particolarmente utile per uno studio di questo tipo, poiché Israele è un Paese piccolo, quindi con un numero limitato di istituzioni il cui ruolo può essere esaminato sia singolarmente che nell’interazione con altre istituzioni. Lavie e Drori hanno utilizzato i dati di 40 interviste approfondite con diverse figure di spicco del mondo accademico, delle agenzie governative e dell'industria, un'indagine su quasi 300 scienziati e una grande quantità di dati d'archivio provenienti da varie fonti.
 
Più che da ostacoli tecnologici, il processo di creazione di un ecosistema nanotecnologico israeliano è stato inizialmente soffocato da colli di bottiglia organizzativi, vale a dire da una burocrazia inefficace e frammentata, da una gestione inefficiente delle risorse e da interessi conflittuali del governo e delle università. Questo quadro sfavorevole, che ha di fatto impedito la nascita di un ecosistema per quasi 20 anni, è stato infine sbloccato quando si sono verificate due circostanze apparentemente non collegate.
 
  

In primo luogo, un'organizzazione informale - il Forum for Research Infrastructure – iniziò a compensare le carenze dei ministeri. Questa struttura, che operava a fianco delle strutture formali esistenti, riuniva i funzionari governativi che potevano così operare come un collettivo mettendo in comune le proprie risorse. Inoltre, la Fondazione Russell Berrie, con sede negli Stati Uniti, promise un'ingente donazione al Technion (la principale università scientifica israeliana) a condizione che il governo israeliano e il Technion stesso impegnassero altrettante risorse, il che ha spinto tutte le altre università a seguire questo modello di donazione triangolare per finanziare i loro centri di ricerca sulle nanotecnologie.
 
Ciò ha reso possibile il passaggio a quella che Lavie e Drori chiamano “coopetizione”. Per coopetizione si intende la competizione e la cooperazione simultanea tra gli attori. In questo caso, la cooperazione è emersa nonostante lo stato preliminare intrinseco di competizione, lasciando il posto a tipi diversi di coopetizione: coopetizione per le risorse, la direzione, l'amministrazione e l'identità. Questa transizione è stata indotta dalla consapevolezza da parte degli operatori che la competizione stava impedendo loro di raggiungere i propri obiettivi personali e che la cooperazione era inevitabile. A quel punto, il processo era in pieno svolgimento e rimaneva solo il compito relativamente facile di concepire e attuare i meccanismi normativi per abilitare e governare l'ecosistema.
 
“Abbiamo mostrato come i limiti delle risorse e la burocrazia carente creino barriere organizzative e acuiscano i conflitti, impedendo all'ecosistema di emergere anche anni dopo la scoperta della tecnologia. Affinché l'ecosistema possa emergere, questi ostacoli devono essere smantellati attraverso la metamorfosi organizzativa e la transizione verso la coopetizione dei membri dell'ecosistema, che allineano i loro interessi e mettono in comune le risorse,” afferma Dovev Lavie. “La nostra teoria può guidare i decisori politici, le università e gli imprenditori a identificare i colli di bottiglia che ritardano la commercializzazione e a plasmare l'evoluzione degli ecosistemi dell'innovazione. Evidenziamo il ruolo delle organizzazioni volontarie informali nel superare gli ostacoli burocratici e sosteniamo l’utilità della cooperazione tra attori concorrenti che si impegnano per una missione condivisa.”
 
Dovev Lavie, Issy Drori,How Do Innovation Ecosystems Emerge? The Case of Nanotechnology in Israel”, Journal of Management Studies, pubblicato il 27 novembre 12023, DOI https://doi.org/10.1111/joms.13026
 

di Andrea Costa
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