Perche' i dazi sulle importazioni possono danneggiare l'economia
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Perche' i dazi sulle importazioni possono danneggiare l'economia

LE IMPRESE CHE UTILIZZANO COME MATERIE PRIME O INTERMEDIE I BENI COLPITI DAI DAZI SONO COSTRETTE A RIDURRE I LORO INVESTIMENTI, SECONDO UN ARTICOLO DI THORSTEN MARTIN

Un nuovo lavoro di ricerca mostra che una riduzione dei dazi sulle importazioni aumenta gli investimenti nelle industrie a valle. Ciò suggerisce che, invertendo la direzione del cambiamento, l'imposizione o l'aumento dei dazi su materie prime o beni intermedi con l'obiettivo di proteggere le imprese nazionali che producono quegli stessi beni può risultare controproducente, riducendo gli investimenti nel resto dell'economia.
 
Negli ultimi anni il protezionismo nel commercio è tornato in auge, basti pensare alla Brexit e alla guerra commerciale di Trump con la Cina. Sebbene la logica dei dazi sia quella di proteggere le imprese nazionali dalla concorrenza internazionale, essi aumentano anche i costi per le industrie a valle, quelle che utilizzano come materia prima i beni colpiti. Un nuovo studio di Thorsten Martin (Dipartimento di Finanza) e Clemens A. Otto (Singapore Management University) analizza l'effetto di una riduzione dei dazi sugli investimenti nelle industrie a valle di essi negli Stati Uniti. Essi rilevano che una riduzione del 10% dei dazi aumenta gli investimenti del 4-6%.
 
L'effetto della riduzione dei dazi a monte sugli investimenti a valle è teoricamente ambiguo. Da un lato, un aumento della concorrenza nei settori precedentemente protetti dai dazi può portare a una riduzione dei costi dei fattori produttivi per le industrie a valle, aumentando gli incentivi a investire. Dall'altro lato, la riduzione dei dazi può aumentare il rischio che i fornitori nazionali soccombano alla concorrenza estera, il che interromperebbe le filiere nazionali, rendendo le imprese meno disposte a investire.
 
Gli autori hanno rilevato che il primo effetto, positivo, prevale sul secondo. I risultati suggeriscono anche che l’effetto sia duraturo, poiché inizia nel secondo anno successivo alla riduzione e si protrae fino alla fine del periodo di rilevazione, sette anni dopo.
 
  

L'articolo fa luce anche su quali settori reagiscono maggiormente alla liberalizzazione del commercio a monte. La risposta agli investimenti è più forte per i settori in cui i fattori produttivi rappresentano una quota maggiore dei costi complessivi e che utilizzano beni omogenei come input (come il cemento o l'acciaio). Ciò suggerisce che il principale motore degli investimenti sia la riduzione dei prezzi dei fattori di produzione, piuttosto che l'opportunità di accedere ad alternative d’importazione a più alta tecnologia. Inoltre, l'aumento degli investimenti è maggiore nei settori più concentrati, che hanno un maggiore potere contrattuale nei confronti dei produttori a monte e hanno quindi maggiori probabilità di cogliere i benefici della riduzione dei prezzi dei fattori produttivi.
 
“Queste differenze nella risposta in termini di investimento nei diversi settori sono rilevanti ai fini delle politiche commerciali,” commenta Martin. “I nostri studi suggeriscono che se un Paese decidesse di imporre dei dazi sui fattori di produzione come le materie prime, così facendo frenerebbe gli investimenti più che colpire i beni finali, in quanto gli effetti si propagano lungo l'intera filiera.”
 
Se gli si chiede se intende approfondire la ricerca sull'argomento, Martin risponde: “La mia ricerca attuale si concentra sul comportamento delle imprese e sulla politica ambientale. Un aspetto fondamentale è che le questioni ambientali, come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, sono sfide globali, mentre la politica ambientale è tipicamente attuata a livello nazionale o regionale. Ciò significa che, quando si valuta l'efficacia globale della politica ambientale, bisogna prestare attenzione agli effetti sul commercio e sulle catene di approvvigionamento.”
 
Thorsten Martin, Clemens A. Otto, “The Downstream Impact of Upstream Tariffs: Evidence from Investment Decisions in Supply Chains.” Journal of Financial and Quantitative Analysis, First View Articles. DOI: https://doi.org/10.1017/S0022109023000777.
 

di Pietro Vacca
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