I millennials al lavoro e l'importanza di ricevere feedback

UNA RICERCA DI BEATRICE MANZONI ANALIZZA ALCUNI LUOGHI COMUNI SULLA GENERAZIONE Y. TRA CONFERME E SMENTITE

I millennials, spesso etichettati anche come generation y, sono generalmente definiti come la generazione di persone nate negli anni ’80 e nella prima metà degli anni ’90. La gestione dei millennials è un tema delicato nelle organizzazioni di oggi perché le persone di questa generazione sono spesso considerate molto diverse dagli altri in termini di dinamiche sul posto di lavoro, atteggiamenti e aspettative.

Federico Magni (Hong Kong University of Science and Technology) e Beatrice Manzoni (SDA Bocconi) hanno chiesto a un campione di circa 1.500 impiegati in Italia appartenenti a generazioni diverse (di cui quasi un terzo millennials) che cosa è importante per loro sul lavoro (work values) e quali dimensioni li portano a essere più insoddisfatti, disingaggiati e intenzionati ad andarsene se l’organizzazione non mantiene le promesse fatte.
Un luogo comune (se si pensa anche al famoso video di Simon Sinek sui millennials nel posto di lavoro) è che si tratti di una generazione di insoddisfatti, nomadici da un punto di vista di appartenenza a un’organizzazione, alla continua ricerca di qualcosa di nuovo e di diverso. I risultati di Magni e Manzoni in questo senso sono in controtendenza. È vero che i millennials sono più demanding e si aspettano di più dall’organizzazione, ma sono anche quelli mediamente più soddisfatti su tutte le dimensioni (livello salariale, salario basato sulla performance, formazione e sviluppo, sicurezza del lavoro, avanzamento di carriera, potere e responsabilità, clima organizzativo, work-life balance, significato del lavoro).
Un altro luogo comune è invece confermato: i millennials danno grandissima importanza al feedback, ma il feedback che ricevono in azienda dai loro capi e dai loro colleghi non è abbastanza. Il feedback è infatti l’unica dimensione sulla quale i millennials dichiarano di avere aspettative disattese.

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